Bilt aveva sognato spesso di gareggiare su quella mitica pista con il lungo rettilineo, la maestosa curva sopraelevata ed il fondo blu scuro.
Quella poderosa pista, sulla quale si girava in senso antiorario, era sempre rimasta per lui una leggenda misteriosa, e di essa aveva solo potuto vedere qualche immagine ed apprendere qualche frammentaria notizia attraverso le riviste americane.
Quel giorno la mitica Blue King era lì, davanti a lui, la poteva toccare.
Bilt non riuscì a staccare gli occhi da quella meraviglia; in un magico teatro, lo attendeva il confronto con tutti i più forti slottisti, per contendersi con loro il titolo nazionale.
Osservò impietrito il fondo perfettamente liscio e di colore azzurro, le otto postazioni di guida, la altissima curva sopraelevata (il celebre banking) e cominciò ad udire, con profonda emozione, il fischio acutissimo dei prototipi che giravano, lanciati a velocità inimmaginabili.
Lui era uno slottista di razza purissima, eppure, inizialmente, ebbe difficoltà; l’emozione lo paralizzò.
Per un attimo pensò che l’impresa di competere in quel contesto fosse del tutto fuori dalla propria portata.
Poi, a poco a poco, si sciolse e cominciò a comprendere i segreti di quella meravigliosa pista ed a spingere la sua Slot-Car al limite, come lui sapeva fare.
Tutto fu facile, più facile del previsto.
Iniziò a volare.
Vide la sua macchina correre fluida, incollata al suolo grazie ad un assetto perfetto sul quale aveva a lungo lavorato.
Udì il rumore assordante del motore raggiungere limiti di rotazione mai toccati prima sui circuiti tradizionali ed udì, ad ogni giro, il tonfo sordo generato dalla sua macchina schiacciata violentemente contro il banking dalla forza centrifuga, con il timore, ogni volta, di non vederla uscire integra da quella curva maestosa.
Il suo telaio non lo tradì, resse imperterrito ad ogni sforzo.
Quella fantastica gara durò 32 minuti.
Dopo il traguardo Bilt staccò il proprio pulsante e per lui fu come recidere un cordone ombelicale.
(M.B. 5/2005).